ATLANTA, GEORGIA ….’ON MY MIND’

Non ci sono ancora i dati definitivi certificati sull’intero 2023 della piastrella negli USA, che verranno pubblicati proprio a ridosso del Coverings ma si sa come è andata, incrociando le varie banche dati ed i produttori di statistiche più o meno ufficiali, che fanno riferimento ai dati USITC. Certo, se usassero Panjiva, sarebbero disponibili realtime e…..sarebbero molto più accurati.
Comunque, mancano solo i dati di dicembre, ma abbiamo i provvisori primi undici mesi del 2023, dove le importazioni totali statunitensi di piastrelle di ceramica sono state pari a 170,8 milioni di metri quadrati, in calo del 9,5% rispetto allo stesso periodo del 2022, quando erano state di 188,7 milioni di mq.
Questa diminuzione è dovuta al forte calo delle importazioni soprattutto da Spagna (-21,9%), Italia (-21,8%), Turchia (-36,3%) e Brasile (-19,6%), molto meno dal Messico (-5,8%).
Le importazioni dall’India sono invece esplose, aumentando del 40,3%. E non caleranno, per ora.
Le importazioni in quantità sono state: India (34,6 milioni di mq, nuova primatista), Spagna (29,6 milioni di mq, spodestata), Messico (28,9 milioni), Italia (25,4 milioni), Brasile (15,9 milioni), Turchia (14,9 milioni) e Vietnam (6,1 milioni).
Le importazioni in valore sono state le seguenti: Italia (538 milioni di dollari), Spagna (440 milioni), Messico (251 milioni di dollari), India (175 milioni di dollari), Turchia (131 milioni di dollari) e Brasile (110 milioni di dollari). Ognuno faccia le divisioni e veda il prezzo medio ‘landed’, è facile.
Le importazioni totali in dollari sono dunque diminuite del 9,5%, passando da 2,048 milioni di dollari a 1,854 milioni di dollari. 200 milioni di dollari in meno, ma è evidente che il prezzo medio irrisorio degli indiani preme e raffredda il prezzo medio ponderato totale in acquisto, ora di nuovo in balia dei buyers più aggressivi.
Nel mese di gennaio 2024, di cui invece abbiamo i primi dati provvisori, le importazioni totali di piastrelle di ceramica negli Stati Uniti sono state pari a 13,8 milioni di mq, in calo del 7,9% rispetto ai quasi 15 milioni di gennaio 2023.
Le importazioni in quantità per Paese vedono ormai sempre l’India al primo posto con 2,9 milioni di mq, seguita da Spagna (2,4 milioni), Italia (2,3 milioni), Messico (2,2 milioni), Brasile (1,3 milioni) e Turchia (0,9 milioni).
Le importazioni in valore sono ovviamente diverse, l’Italia è al primo posto con 46,9 milioni di dollari, seguita da Spagna (35,6 milioni), Messico (26,0 milioni), India (16,4 milioni di dollari), Brasile (8,8 milioni di dollari) e Turchia (7,6 milioni di dollari).
Le importazioni totali sono state di 153 milioni di dollari (151 milioni di dollari nel gennaio 2023).
Finita questa sarabanda di numeri, con le elezioni presidenziali (e del Congresso) che si terranno entro la fine dell’anno, molti stanno riflettendo sul loro reale impatto sull’economia statunitense. Esistono fondamentalmente due scuole di pensiero su come le elezioni federali si traducono in condizioni economiche. Il primo è che i politici al governo (democratici) stimoleranno l’economia con nuovi programmi di spesa, per promuovere un maggiore sostegno alla loro agenda economica, sperando che gli elettori premieranno loro e gli altri candidati del loro partito alle urne.
L’altro scenario è lo scenario di incertezza, visto che di qua c’è Biden e di là c’è…Trump. 
Quando le imprese e i consumatori sono così incerti sull’esito delle elezioni, adottano inevitabilmente un atteggiamento “aspetta e vedrai”. 
In tal caso, ad oggi quello più probabile, le imprese ritarderanno gli investimenti e le famiglie rinvieranno certe spese (casa ed automobile soprattutto), fino a quando non saranno disponibili i risultati, per prendere decisioni più informate e consapevoli. L’effetto netto è molto probabilmente una crescita economica più lenta, in particolare nei settori più ciclici dell’economia, proprio come sono le spese in conto capitale da parte delle imprese e le spese più importanti (e consistenti) da parte delle famiglie.
Ovviamente, queste due teorie opposte del reale impatto delle elezioni sull’economia portano a risultati molto diversi. 
Diventa quindi più una questione empirica stabilire se l’economia otterrà risultati migliori o peggiori in un anno elettorale rispetto agli altri anni. C’è chi lo ha fatto, ovviamente, sotto un profilo puramente statistico a posteriori, ed esaminando ogni anno di elezioni presidenziali tra il 1948 e il 2016. Il 2020 è stato talmente assurdo che non può essere affidabile. Ebbene, dopo 18 elezioni presidenziali, la conclusione è che, da un punto di vista economico, “semplicemente non riescono a rilevare alcun segno che un anno elettorale sia diverso da quelli non elettorali”.
Ciò non vuol dire che le elezioni non abbiano importanza per la futura crescita economica, o anche che la politica dell’anno elettorale non farà alcuna differenza. La farà, ma soprattutto…DOPO.
Durante il 2024 le imprese e i consumatori faranno ciò che devono fare, guardando le elezioni con la coda dell’occhio, ma continueranno a fare quello che devono fare.” 
C’è così tanto altro da fare che non possono semplicemente aspettare i risultati delle elezioni.
Cosa farà dunque probabilmente l’economia USA quest’anno? Le previsioni sono che… assisteremo ad una crescita lenta, ma eviteremo una recessione e raggiungeremo quell’ ‘atterraggio morbido’ che tutti volevano.
Il mercato del lavoro rallenterà, l’inflazione continuerà a scendere, ed i tassi di interesse si allenteranno.
Si tratta di un contesto economico che difficilmente verrà influenzato in misura significativa dalle elezioni, e perciò le imprese e i consumatori dovrebbero sentirsi a proprio agio nel portare avanti i propri piani.
Ricordiamoci che negli USA la guerra in Ucraina ed in Palestina…di effetti reali ne genera davvero pochi.
Non sono comunque certo situazioni di ‘boom’ economico. ABC (Associated Builders and Contractors) rileva che il suo indicatore di ‘portafoglio ordini’ di costruzioni è sceso a 8,1 mesi a febbraio, secondo un sondaggio condotto dal 20 febbraio al 5 marzo. E’ un calo notevole di 1,1 mesi (15%) rispetto a febbraio 2023.
Nel mese di febbraio il portafoglio ordini è diminuito per tutti, ad eccezione dei builders con ricavi annuali inferiori a 30 milioni di dollari. Nell’ultimo anno, tuttavia, gli appaltatori più grandi, quelli con ricavi superiori a 50 milioni di dollari, hanno registrato il calo maggiore.
Anche i dati dell’indice sulla fiducia nel settore delle costruzioni relativi alle vendite, ai margini di profitto e al livello del personale sono diminuiti. Tuttavia, gli indicatori sono al di sopra della soglia che indica aspettative di crescita nei prossimi sei mesi. La fiducia però ha cominciato a scendere, e, sebbene sia troppo presto per prevedere una flessione reale a livello di settore, la marea crescente di cancellazioni e rinvii di progetti pare abbia iniziato a lasciare il segno, ma in modo contraddittorio.
Da una parte la domanda repressa, i tassi di interesse stabili e la mancanza di scorte esistenti hanno contribuito a spingere le aperture di case unifamiliari a febbraio ‘24 al livello più alto da aprile 2022.
Secondo un rapporto del Dipartimento americano per l’edilizia abitativa e lo sviluppo urbano e dell’Ufficio censimento degli Stati Uniti, nel mese di febbraio i nuovi progetti edilizi sono aumentati del 10,7%, ad un tasso annuo destagionalizzato di 1,52 milioni di unità.
All’interno di questo numero complessivo, le nuove costruzioni unifamiliari sono aumentate dell’11,6% raggiungendo un tasso annuo destagionalizzato di 1,13 milioni. Anche le nuove aperture di monofamiliari sono in aumento del 35,2% rispetto a un anno fa. Il settore multifamiliare, che comprende i condomini, è aumentato dell’8,3% ad un ritmo annualizzato di 392.000.
Con l’eccesso di inflazione che rimane però così ostinatamente durevole, i tassi di interesse sono sì stabili ma sono anche destinati a rimanere più alti e più a lungo del previsto. I maggiori costi di finanziamento hanno più tempo per rallentare lo slancio economico che ha tanto sorpreso gli economisti nel ‘21 e nel ‘22 e che ha sostenuto varie attività di costruzione non residenziale. Con così tanto denaro federale che entra ancora nell’economia, continuerà a esserci sostegno alla crescita in alcuni segmenti dell’edilizia, compresi i lavori pubblici ed i megaprogetti legati al settore manifatturiero, ma la debolezza del settore è più evidente nei segmenti che si basano più sui finanziamenti privati. Le persone non acquistano nuove case con la stessa rapidità di prima, quando i tassi erano del 3% e sono un po’ titubanti nello spendere soldi nel settore della ristrutturazione residenziale. Non sono sicuri di cosa stia succedendo all’economia poiché la Fed sta spingendo ancora forte per tenere l’inflazione sotto controllo.
Su base regionale rispetto al mese precedente, l’avvio combinato di monofamiliari e multifamiliari è inferiore del 10,3% nel Nordest, maggiore del 50,7% nel Midwest, maggiore del 15,7% nel Sud e minore del 7,9% nell’Ovest. Va osservato che i nuovi progetti sono cresciuti del 10%, ma i nuovi permessi ‘solo’ del 2%.
Iniziano anche le cessioni delle aziende storiche. Dopo la clamorosa cessione di Crossville Ceramics da parte della famiglia Curran, che ha resistito per anni alle profferte di amorosi sensi da parte di italiani e non solo, annunciata nel settembre 2023 proprio durante il Cersaie, pure la vecchia e gloriosa azienda familiare Summitville Tiles Inc. ha annunciato in febbraio la vendita di tutte le sue attività a General Shale di Johnson City, Tennessee, il più grande produttore di mattoni degli Stati Uniti, ma in realtà controllata da Wienerberger, il gruppo austriaco che è il più grande gruppo al mondo nel settore.
Crossville ha preferito cedere ad AHF Products, uno dei produttori leader di pavimentazioni per superfici dure nel Nord America, con 15 marchi distinti (tra cui Armstrong Flooring, raccolta pochi mesi prima) e dozzine di collezioni di prodotti che spaziano dall’hardwood, al vinile, al laminato e ora alle piastrelle, creando un nuovo concorrente completo ad imitazione e competitor di Mohawk. Summitville vedrà invece i fratelli Dave e Bruce Johnson che rimarranno nelle loro attuali funzioni di co-CEO durante un periodo di transizione, secondo una dichiarazione scritta congiunta, dove l’operazione si rivela essere arrivata dopo oltre un anno di trattative.
“Questa transazione è il culmine di oltre un anno di discussioni private e di collaborazione tra le nostre due società”, hanno affermato i Johnson. “Fornirà una strategia di uscita per gli oltre 100 anni di proprietà e impegno della famiglia Johnson presso Summitville Tiles, offrendo allo stesso tempo agli stimati dipendenti, clienti e fornitori dell’azienda l’opportunità di realizzare nuove e ampliate prospettive di crescita per i decenni a venire.”
Summitville Tiles è stata fondata come Summit Brick Company nel 1912, produttrice di blocchi per pavimentazione autostradale. Fu acquisita dalla famiglia Johnson nel 1921 e ribattezzata The Summitville Face Brick Company, diventando un produttore di mattoni faccia a vista commerciali e residenziali di alta qualità. Una seconda generazione, Fred e Pete Johnson, assunse le redini dell’azienda nel 1947, ribattezzandola Summitville Tiles Inc. e lanciando quello che sarebbe diventato uno dei principali produttori di piastrelle in America.
Negli anni ’90, una terza generazione della famiglia assunse un ruolo di leadership quando Peter, Bruce e Dave Johnson assunsero posizioni dirigenziali senior nella Società ed un esponente della quarta generazione, Jeff Johnson, ricopriva già il ruolo di Sales Manager che per ora manterrà.
General Shale gestisce invece 28 stabilimenti, 26 negozi e una rete di oltre 200 distributori partner negli Stati Uniti e in Canada. Le soluzioni di prodotto includono una gamma di dimensioni, colori e texture in un’ampia varietà di materiali per muratura per completare qualsiasi progetto architettonico residenziale, commerciale o specializzato. Questi materiali includono mattoni, muratura sottile, pietra, prodotti per la vita all’aria aperta, blocchi di cemento e vari materiali da costruzione.
“Summitville offre prodotti unici nel nostro portafoglio, rafforzandoci ulteriormente come leader di mercato per le soluzioni in mattoni sottili”, ha affermato Charles Smith, CEO di General Shale. “Questa acquisizione rappresenta un passo importante per rafforzare la nostra posizione come fornitore di soluzioni complete e sostenibili per l’involucro edilizio in Nord America”.
E’ evidente che negli USA si cerca ancora la massa critica e non tanto la specializzazione.
Non va infatti bene a certi distributori.
LL Flooring ha riferito che le vendite nette del Q4 2023 sono diminuite del 19,7% a 211,8 milioni di dollari rispetto alle vendite di 263,9 milioni di dollari del Q4 2022, guidate da una diminuzione delle transazioni e della loro dimensione media, il che riflette chiaramente una minore spesa da parte di consumatori e professionisti.
Le vendite totali comparabili YTD dei negozi sono diminuite del 20,2% rispetto al Q4 2022.
La società ha registrato una perdita di 17,5 milioni di dollari nel quarto trimestre del 2023, rispetto a una perdita di 17,3 milioni di dollari nel quarto trimestre del 2022. Parliamo di una società che ha chiuso sette negozi e ne ha aperto uno nuovo, portando il suo portafoglio totale di negozi a 437.
Per tutto il 2023, le vendite nette sono diminuite del 18,5% a 904,7 milioni di dollari rispetto a vendite di 1.110,7 milioni di dollari nel 2022. Per il 2023, la società ha registrato una perdita netta di 80,8 milioni di dollari, rispetto a una perdita di 11,7 milioni di dollari nel 2022.
Le vendite totali comparabili dei negozi nel 2023 sono diminuite del 19,6% rispetto al 2022.
The Tile Shop ha registrato invece un fatturato netto per il quarto trimestre del 2023 pari a 84,5 milioni di dollari, in calo del 3,4% rispetto agli 87,5 milioni di dollari del quarto trimestre 2022. Per il 2023, le vendite nette sono state pari a 377 milioni di dollari, in calo del 4,4% rispetto alle vendite nette di 395 milioni di dollari nel 2022. Le vendite sono diminuite del 4,1% durante il 2023 rispetto al 2022, principalmente a causa di una diminuzione del traffico, parzialmente compensata da un aumento del valore medio del biglietto.
Per il 2023, l’utile netto è stato di 10,1 milioni di dollari, un calo del 36% rispetto all’utile netto di 15,7 milioni di dollari nel 2022, molto contenti di aver difeso quantità e marginalità.
Numerosi problemi hanno insomma contribuito a rendere l’anno tutt’altro che eccezionale per le piastrelle. Gli esperti locali concordano perciò sul fatto che il mercato ceramico USA ’24 sarà in calo ancora per un po’, ricordando che, sebbene la categoria aveva registrato un generoso aumento 22/21 del 14% delle vendite in valore USD (a 3,507 miliardi di dollari contro 3,077 inclusa la produzione domestica), la crescita è stata sostenuta solo dai forti aumenti dei prezzi per motivi di costi energetici e di shortage, con effetto accaparramento. 
Nel ’23 l’aria è cambiata da subito. Nel ’24…non è iniziata granchè bene.
Quei 3,507 miliardi di dollari nel ‘22 hanno rappresentato un livello record per la categoria ed i 2,442 miliardi di sq.ft rappresentano ancora il terzo volume totale più alto dal 2006, quando le vendite di case erano a livelli senza precedenti, mai più raggiunti. Ricordiamolo, 1.000 mq sono 10.764 sq.ft, e 1.000 sq.ft sono 92,9 mq.
Tuttavia, il 2023 ha visto i prezzi stabilizzarsi (i produttori europei hanno tolto sì fuel surcharges vari, però hanno aspettato il più possibile ad aumentare gli sconti o ridurre i listini, fino al Cersaie), ma lo spostamento verso le piastrelle indiane hanno avuto finalità di ‘hedging’ per ridurre il valore medio di carico a magazzino per i distributori ampiamente sotto la soglia dei 10 dollari/mq, senza dubbio con un grande impatto sui numeri di vendita.
Il prezzo di vendita medio per sq.ft. è aumentato nel 2022 da 1,24 dollari a circa 1,43 dollari, e si trattava del primo aumento di prezzo degno di nota da quasi un decennio: si aggirava intorno a 1,20 dollari/sq.ft sin dal 2014, anno in cui la Spagna iniziò a colpire con la migrazione costante da pasta rossa a gres smaltato, fino a raggiungere il primato in quantità. Nel ’23 questo valore è sceso di nuovo, da 1,35 di inizio ’23 ad 1,29 di settembre ’23, e probabilmente la chiusura di fine anno sarà ancora sotto.
Con tassi ipotecari inferiori al 7% da metà dicembre ‘23-secondo Freddie Mac- sempre più costruttori stanno d’altra parte riducendo i prezzi delle case per stimolare le vendite. A marzo, il 24% dei costruttori ha riferito di aver tagliato i prezzi delle case, in calo rispetto al 36% di dicembre 2023 e alla quota più bassa da luglio. Tuttavia, la riduzione media dei prezzi a marzo è rimasta stabile al 6% per il nono mese consecutivo. 
E’ evidente, la crescita dell’1% delle quantità (2,477 miliardi di sq. ft. Contro 2,453) non era una crescita reale, anzi. Si è trattato, tuttavia, di un aumento considerevole del 23% in valore (3,507/ 2,844 miliardi di dollari) sul 2020, annus horribilis Covid, quando la categoria ha registrato il suo primo calo dal 2009 durante la Grande Recessione. 
Infine che la sfida importante per il settore ceramico, e forse la più urgente, è la crescente carenza di manodopera qualificata. La categoria dei pavimenti in ceramica è colpita in modo sproporzionato da questa crisi rispetto ad altre a causa della sua necessità di manodopera qualificata. Abbiamo visto cose di recente davvero incredibili, ma se costi e tempi di installazione sono affidati a certi soggetti…si fa dura evitare claims.
E si fa dura arginare l’utilizzo di prodotti alternativi ‘facili’ come i legni SPC.


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