A Santiago il primo hotel bioattivo del sud America ha le facciate targate Laminam

Hotel Nodo: “naturalmente urbano”. Nella capitale cilena un albergo con le facciate ricoperte di superfici bioattive Laminam ha il primato di essere il primo edificio che combatte attivamente l’inquinamento nel continente latinoamericano (*). È stato l’architetto cileno Riccardo Stein a progettarlo con l’intenzione di costruire un hotel che non solo riproducesse iconograficamente (e quindi paesaggisticamente) un bosco all’interno della città ma anche che, proprio come un bosco, ne purificasse l’aria – una sorta di organismo vivente artificiale.

Laminam si fregia di un nuovo primato. È la fornitrice delle superfici che ricoprono le facciate dell’hotel Nodo a Santiago del Cile, cioè del primo edificio del Sud America bioattivo (*). Le finiture dell’azienda italiana trattate con tecnologia bioattiva infatti sono state scelte da Riccardo Stein, architetto cileno specializzato in edifici ecosostenibili, per il suo progetto di costruire un elemento architettonico che evocasse esteticamente il naturale all’interno di un territorio artificiale e che combattesse nello stesso tempo l’inquinamento in maniera attiva.

“Il Cile – spiega Stein – viene presentato all’estero come un paese di paesaggi. L’hotel Nodo cerca di rievocare iconograficamente quella tipicità paesaggistica come elemento di differenziazione, soddisfacendo così la ricerca di esperienze nuove e uniche di coloro che dimorano temporaneamente in un hotel. Nello stesso tempo l’albergo è stato costruito con l’intenzione di riprodurre il naturale con l’artificiale non solo esteticamente: l’obiettivo era infatti quello di realizzare una struttura che potesse essere associata all’idea di organismo vivente.” Per raggiungere il suo scopo, perciò, Stein non sceglie una soluzione progettuale in cui è previsto l’uso di materiali naturali (pietra e legno) o la creazione di spazi architettonici dove, per esempio, far crescere alberi – vedi il famoso “Bosco Verticale” a Milano dell’architetto Stefano Boeri. Opta infatti per una soluzione concettuale.

“La lettura del naturale – precisa Stein – è concepita esteticamente e iconograficamente con una base di pietra su cui cresce un corpo in verticale in legno con un ordine regolare-irregolare come fosse una foresta”. Ma coerentemente con le premesse ideali del progetto, per realizzare la base usa il calcestruzzo e per costruire la struttura verticale sviluppa un sistema di pilastri, travi e solette in cemento armato che consentono “la massima flessibilità d’uso, auspicabile oggi negli edifici con finalità multifunzionali”. Le facciate, infine, sono ricoperte di lastre ceramiche bioattive Laminam. Una scelta che Stein spiega così: “Stavamo cercando delle superfici che ricordassero il legno, i tronchi di una foresta in particolare, per rappresentare l’elemento naturale. Ma nello stesso tempo dovevano contribuire ad abbattere l’inquinamento agendo come uno spazio verde reale, cioè purificando l’aria come fanno gli alberi. Tenendo presente tutto ciò, ci siamo resi conto che le superfici Laminam soddisfacevano il duplice scopo dell’immagine e della funzione.”

Riccardo Stein infatti trova quello che sta cercando abbinando tra loro differenti texture scelte dall’ampia gamma di finiture Laminam disponibili con il trattamento bioattivo – un’opzione offerta su gran parte delle superfici ceramiche dalla società italiana da sempre all’avanguardia nell’innovazione tecnologica. A determinare la sua decisione è anche l’assistenza in tutte le fasi di avanzamento progettuale ed esecutivo che Laminam offre attraverso Bercia, il suo partner in Cile: “Il fornitore infine – spiega Stein – ci ha anche aiutato con i calcoli per installare le facciate ventilate e con i dettagli tecnici per realizzare gli ancoraggi, un supporto che è stato di grande aiuto per evitare eventi imprevisti durante la fase di costruzione e possibili sovraccarichi di costi.”

Le facciate, elementi iconici dell’edificio, sono perciò ricoperte di 2.300 mq di lastre Laminam dallo spessore di 3 mm trattate con tecnologia bioattiva che, grazie alla luce solare, si comportano proprio come un organismo vivente vegetale consentendo di purificare tanta aria in un anno quanto una foresta di 1,5 ettari. Le superfici hanno anche la capacità di auto-pulirsi con l’acqua piovana, limitando così drasticamente gli interventi di pulizia e manutenzione, garantendo un sensibile risparmio in termini economici e il mantenimento delle qualità e dell’aspetto del manufatto architettonico nel corso del tempo.

L’hotel ospita dal 1° al 3° piano le aree pubbliche: un ristorante, una caffetteria, sale riunioni e un’area di co-working. Le camere invece trovano posto dal 4° all’11° piano. Anche l’interno dell’hotel naturalmente riflette l’attenzione di Stein per l’ambiente. “Le finestre e i materiali usati infatti per l’isolamento dell’edificio generano un involucro termico estremamente efficiente. Inoltre, il sistema HVAC è eseguito da pompe di calore in cascata e settorizzato per solaio. Le soluzioni tecniche individuate riducono così notevolmente il consumo di energia.” Coerentemente tutti i materiali utilizzati per il funzionamento delle varie aree dell’edificio sono riciclabili. “Cosa che indubbiamente – conclude Stein – induce a definire l’hotel come uno dei più sostenibili del Cile sotto tutti i punti di vista.”

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