Ing. Cristiano Canotti

Gli impianti da grandi lastre sono così dirompenti nella percezione che sembra stiano tutti pensando solo a quello, in Italia e nel mondo ceramico.

Invece… non è affatto vero. Ci sono un sacco di investimenti ‘in the pipeline’, quindi già deliberati ed in via di definizione e realizzazione, relativi a tipologia ceramica solo pochi anni fa considerata ‘straordinaria’, oggi invece ritenuta normale se non quasi banale. Ma può essere banale un 60×120? Ebbene… pare di si. Se non hai una Continua, una Lamina o Gea, e prima o poi una Supera, ti senti proprio fuori dal giro. Anzi, SEI fuori dal giro. Non fai lastre e listoni giganti? Non fai marmi lappati lucidi a campo pieno? Vendi a meno di 30 Euro al metro quadrato? Ma non vedi quelli che vendono a 50 Euro? E quelli che fanno il 20 mm di spessore? SEI FUORI DAL GIRO.
E allora… corri, corri, corri alla festa! se no arrivi ultimo all’abbuffata, e poi va a finire che non trovi più nemmeno gli stuzzicadenti, altro che olive ed aperitivo con ombrellino.
Mah.
Si parla poi di rivoluzione 4.0 in ceramica a sproposito, sembra la rucola, la troviamo dappertutto.
Se ben guardiamo con occhi disincantati, ogni rivoluzione tecnologica ha generato cambiamenti organizzativi che, a loro volta, hanno determinato guadagni di efficienza e di ricchezza.

Le rivoluzioni industriali hanno sempre comportato effetti evolutivi persino dirompenti sulla produttività:
1) con la prima rivoluzione, la tecnologia ha moltiplicato la forza: la produzione si sgancia dalla forza fisica, umana o animale, e la potenza diventa moltiplicata;

2) con la seconda, la tecnologia moltiplica la scala: l’energia elettrica allarga inoltre le dimensioni dei mercati perchè mette a disposizione un’energia che oltretutto può essere facilmente trasportata, spostando le fabbriche dal luogo in cui sono le risorse dove conviene, spesso più vicine al luogo di consumo o dove c’è manodopera più economica o più qualificata; 3) la terza rivoluzione industriale si è avuta grazie a tecnologie che moltiplicano la velocità: le informazioni possono essere processate, trasmesse, elaborate e gestite in modo più rapido, oggi praticamente istantaneo, in tempo reale, e dovunque nel mondo.

La maggior parte di noi, con una cinquantina d’anni almeno sulle spalle, pensa alla ceramica tradizionale, la maiolica e le faenze dei secoli scorsi, poi alla introduzione della pressa, prima meccanica, poi elettromeccanica, quindi elettroidraulica; alla potenza, che è forza nell’unità di tempo, moltiplicata ormai per dieci, venti o trenta volte (le mitiche presse con il volano le mettiamo nelle rotonde di Fiorano) e quindi alla produttività che è esplosa, con i forni a rulli lunghi quasi mezzo chilometro, meravigliosi impianti automatici puliti come un ospedale -senza un granello di polvere in giropercorsi da veicoli a guida Laser che scarrozzano in giro box e panconi con tonnellate di piastrelle (o lastre) crude e cotte per volta.

Ebbene: siamo arrivati al limite. Non c’è stata nessuna rivoluzione di processo, in ceramica, negli ultimi 15 anni, ma solo una clamorosa ACCELERAZIONE.
Il processo si sta parallelamente raffinando e paradossalmente banalizzando (ci sono impianti incredibili come valore e raffinatezza in mano a persone a cui non darei nemmeno da guidare una Bianchina di Fantozzi -ciao Villaggiocol volante di bachelite), grazie all’assemblaggio di competenze esterne e di servizio che si pretende sia ‘incorporato’ nel bene strumentale che si acquista.

Questo grazie ad impiantisti e colorifici sempre più forti, sono a tutti gli effetti ormai imprese multinazionali tutt’altro che tascabili, a cui si affiancano concorrenti di nicchia spesso assai velleitari.

Ma se io compro un pianoforte, mica mi danno gratis un maestro di musica, e ‘forever’ per giunta!! Purtroppo o per fortuna, non serve la patente per fare impresa. Servono, e molto, le risorse, dunque sì, anche i soldi. Chi è furbo e bravo a farlo, a volte lo fa con i soldi sì, ma ‘degli altri’. E magari non è poi tanto bravo a restituirli, questi soldi. Che sono quelli dei fornitori: le banche sono fornitrici di soldi. Ed i concordati, come si vede, non sono finiti, nemmeno ora che i sopravvissuti, come nel film di Mastroianni, ‘stanno tutti bene’.

Una volta si sarebbe poeticamente detto: servono ‘le idee’. E magari, diciamolo, anche le capacità, e le competenze. Steve Jobs diceva ‘stay hungry, stay foolish’. Ma come Bill Gates ed i due di Google, la raccolta di cervelli che faceva è al livello del gruppo di Enrico Fermi del Progetto Manhattan che inventarono e fecero funzionare la bomba atomica usando il regolo, altro che calcolatrice o computer.

Oggi no. Pensiero unico, omologato, BIG is BETTER. Lasciamolo dire agli americani, ai texani o… a Cicciolina??
Tutto si può comprare, affittare… poi col super extra mega iper ammortamento, chissenefrega!! Le macchine son quasi gratis. Gratis? staremo a vedere. Forse qualche imprenditore non ha visto bene che i vincoli sono piuttosto rigorosi, ma va bene, lasciamo che ci provino, i soci ACIMAC ringraziano per tanto bendiddio. Provate però a chiedere ad un imprenditore qual è la sua preoccupazione quotidiana: in molti casi, quasi tutti anzi, vi parlerà delle persone, non delle macchine. Di quanto sia difficile prima attrarle, poi, svilupparle, fidelizzarle, trattenerle.

È infatti radicato nella mentalità comune, soprattutto la nostra che è mediterranea, dichiarare un grande interesse per il fattore umano. Poi però, in pratica, spesso… fare poco o nulla per dimostrarlo con i fatti. A tal proposito, non è difficile prevedere senza fare esercizio alla Mago Otelma quale sarà l’impatto di Industry 4.0 su occupazione e leadership, anche e soprattutto in ceramica, anche e soprattutto a Sassuolo:

  • nuove competenze orientate al lavoro di squadra e all’innovazione
  • figure professionali emergenti (alcune oggi non esistono)
  • andranno (sono già) ‘in crisi’ posizioni organizzative di middle management.

Il manager, se vorrà aver successo, dovrà sì essere in grado di fornire al gruppo una visione strategica, avere competenze di coaching e motivazionali ma – soprattutto – avere di nuovo, come i pionieri, un’autorevolezza tecnica sufficiente per essere ‘considerato’ anche dai più “nerd”.

Obiettivamente, un profilo difficile da trovare. E non solo per la legge di Peter! Perché in Italia abbiamo tanta impresa familiare, e dopo i fondatori, gli eredi spesso sono ‘diversi’. I motivi sono tanti, li abbiamo visti più volte: dal non pestarsi i piedi con i genitori, alla normale evoluzione della specie.

Esiste una parte della manifattura ceramica che continuerà a crescere anche in termini di occupazione. Ma è un’occupazione che favorisce chi ha un’istruzione terziaria o avanzata piuttosto di chi ha la licenza media. Tuttavia, la frazione di advanced manufacturing man-power sul totale dell’occupazione in Italia -meno a Sassuolorimane BASSA. Più bassa di quel che si pensa.

La situazione attuale, a livello di ‘skills’ dei manager rispetto alle diverse competenze di leadership più adatte all’industry 4.0, fa emergere un sostanziale allineamento: le due caratteristiche in cui i manager sono considerati più preparati dalle aziende sono l’orientamento al team (41% dei casi ) e l’innovatività nel 35%. Il terreno su cui bisogna maggiormente lavorare è invece quello della comunicazione: negli attuali manager prevale l’orientamento al cliente (31%), più che quello verso la comunicazione interna e cooperazione o coordinamento con i colleghi. (24%). Eh bella scoperta! Per forza! Da anni non sono più ‘i tecnici’, ma sono i commerciali al potere quasi ovunque, spesso totalmente ‘zerbinati’ sul cliente, soprattutto quando sono ereditati dall’azienda precedente in cui lavoravano. È vero che la soddisfazione del cliente è un mantra per molti, ma per altrettanti l’appiattimento totale sulle sue esigenze e pretese si è rivelato una totale spersonalizzazione ed alla fine un suicidio.

Dunque la fabbrica 4.0 delle grandi lastre cosa sarà? Per caso ridiventerà un ‘sistema socio-tecnico’ come le fabbriche di una volta, dove si diceva ‘andate a vendere quello che decidiamo noi di produrre’ (ho fatto in tempo a lavorare in aziende così), dove a volte comandava il ‘chimico’ con le sue misteriose formule di impasti e smalti, o l’ingegnere -spesso ce n’era uno solocon i suoi calcoli? Non il ragioniere con i suoi tabulati con i costi ed il commerciale con le sue vendite?

Paradossale vero? facciamo fabbriche 4.0 in teoria per produrre SOLO e JUST IN TIME quello che stiamo per vendere (o appena venduto). Produrre quasi su commessa e non su magazzino. Roba per palati fini e per gente col ghiaccio nelle vene.

Il pallino allora, o il pendolo della storia, passerà dai commerciali di nuovo ai tecnici? È un rinascimento dell’arte e del mestiere? Il dibattito è aperto.

Ing. Cristiano Canotti

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