Cristiano Canotti

Il Cersaie 2016 ci ha mostrato… lastre dappertutto. L’inaugurazione sontuosa della fabbrica Laminam di Borgotaro effettuata il martedi, secondo giorno di fiera-svoltasi in contemporanea con Tecnargilla dove la casa madre System esponeva e con il Marmomacc dove Laminam a sua volta era presente-non è certo stato un evento da poco, con centinaia di invitati che hanno visto la linea di produzione appena installata per il formato 160×320 cm principalmente nello spessore 12 mm che ha come destinazione principale l’arredo.

Oltre a Panariagroup che in Italia produce con la medesima tecnologia da anni, inauguravano la propria presenza nella competizione delle ‘lastre XXXL’ Nuovo Corso dopo il passaggio dalla tecnologia dell’estrusione a quella di Continua + di Sacmi, al pari di Gigacer e di ABK, gli impianti partiti nei mesi immediatamente precedenti, che fanno seguito a quelli ormai consolidati del gruppo Iris in Fiandre , del gruppo Florim in Maker, del gruppo Concorde in Mirage, di Fondovalle a Marano sul Panaro.

Lo scorso anno si era osservata la tendenza da parte di alcuni di proporre al massimo un 120×240, grandissimo ma non enorme e proporzionale al 60×120 che ancor oggi contraddistingue lo spartiacque tra formati mediograndi per chi lo produce ‘di punta’.

La tendenza invece ormai vede due linee di modulo, prodotti ‘snelli’ in rapporto 1:3 tra lato lungo e lato corto-100×300, 120×360, 160×480 il più grande- ed altri in rapporto classico 1:2, soprattutto il 160×320 che tra l’altro corrisponde al formato marmo usato per esempio a Carrara (ed infatti, quanto Calacatta! Statuario! Venato!).

Considerando pure i numerosi maxi-formati pressati in modo classico con grandi presse ‘tradizionali’-quasi tutti con lunghezza massima 180 cm data dalla luce colonne trasversale di queste presse con tonnellaggio superiore a 7500 ton ma larghe meno di 2500 mm- il povero 60×60 e tutti i listoni simil-legno appaiono davvero miseri, a partire dal 15×60- ormai chiamati quasi dispregiativamente ‘legnetti del cavolo’-ma anche i best seller 15×90 e 20×120 o 30×120 certo non stupiscono più.

I produttori in pasta rossa non possono raggiungere questi formati, ma tanti stranieri producono in gres porcellanato e hanno deciso di emulare e sfidare gli italiani-sia turchi con tecnologia System quali Kale e Kutahya, spagnoli come GRESPANIA, LEVANTINA e THE SIZE, indiani come la nuova NEXION frutto di JV Emilgroup-Simpolo, che tutti i vari clienti SACMI a partire da INALCO, Norddeutsche, RAK e tanti altri che stanno arrivando dopo magari aver solo commercializzato.

E’ prevista una vera raffica di impianti per formati XXXL in arrivo, da Pastorelli Del Conca-una delle ultime decisioni prese dal compianto ingegner Mularoni-a Marazzi, Emil, Casalgrande Padana, Monocibec, nonché ulteriori potenziamenti da parte dei gruppi leader. E’ poi ormai entrata nella competizione SITI B&T con una proposta tecnologica, Supera, che mira a collocarsi di fianco alle due tecnologie ormai diffuse e consolidate con una cinquantina di linee già installate nel mondo e che quasi ogni mese vedono un nuovo entrante.

La capacità installata in Italia- ma non solo- inizia a diventare davvero rilevante: eppure, se guardiamo ai dati di bilancio 2015, l’azienda più profittevole in assoluto è…la ceramica SERRA, che produce pasta rossa macinata a secco, con formati medi che oggi definiamo medio-piccoli, e con circa 27 milioni di fatturato ne guadagna addirittura …7 netti! C’è da dire che il 2015 ha dato risultati di bilancio eccellenti-EBITDA superiori anche al 20% ed utili netti spesso vicino al 10- a molti grandi gruppi, in primis Florim ,Concorde ed Emil, che hanno goduto non solo di indubbi posizionamenti premium tali da consentire di raccogliere prezzi davvero impressionanti anche per prodotti belli sì ma tutto sommato ‘normali’, ma anche di condizioni favorevoli di mercato nell’export nell’area del dollaro, e di fabbricazione grazie a costi energetici decrescenti, oltre alla spasmodica ricerca di efficienza data dalla adozione generalizzata della stampa digitale e di tempi di setup prodotto impensabili ai tempi di Rotocolor e delle presse con il sollevamento ‘in buca’.

Altre aziende che producono piastrelle ormai ‘normali’- da Gresmalt a Rondine, da Coem a Novabell a Castelvetro fino a piccole come Edimax e commerciali come UNICOM-hanno, pur con formati raramente superiori al 60×120 rettangolari ed all’80×80 o al 90×90 quadrati, marginalità eccellenti, tali da farle insistere nei loro piani di consolidamento commerciale ed industriale, ma magari aspettando tanta disponibilità in offerta che pare possa tra poco, con questo tasso di crescita ‘esagerato’ al pari dei formati, essere  in eccesso rispetto al potenziale in assorbimento da parte di un mercato che , ad oggi, rimane per molti del tutto sconosciuto.

Sembra la solita storia di Sassuolo, l’imitazione delle ‘best practice’ intraprese dalle aziende leader o da quelle più audaci. A ben vedere, un paio tra queste più che audaci sembrano un po’  alla ricerca di un bingo, ma la grandi hanno sicuramente notevoli capacità, tecniche e finanziarie, e le risorse sul mercato per avere successo.

La ricetta funzionerà per tutti? Staremo a vedere.

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